Intervista a Giuliano Iacobelli

Non poteva che iniziare da Giuliano Iacobelli, l’italianissimo head of product management di Claris, il viaggio di Claris People, la serie di interviste con cui andiamo a conoscere meglio i volti umani di personaggi che popolano il mondo Claris.
Conosciamo Giuliano Iacobelli da tantissimo tempo, da ben prima che lui stesso conoscesse FileMaker (spoiler: fu proprio Giulio a raccontare ai ragazzi di Stamplay cosa fosse “FileMaker”). Non abbiamo mai avuto stretti rapporti amicali fuori dal lavoro, ma da bravi colleghi di co-working appassionanti battaglie al biliardino non sono mai mancate. Siamo stati però estremamente felici per lui, per l’acquisizione da parte di Apple della sua startup, e poi successivamente di ritrovarlo in Claris. Non solo per l’orgoglio italico di avere un connazionale in un ruolo importantissimo, ma soprattutto perché si è sempre posto con gentilezza ed eleganza che certo non sono comuni nello stereotipo dello startupper nostrano.

Giuliano, nonostante sia molto schivo e riservato, si presta all’intervista e ci parla di sé, del suo passato da startupper che ha fatto il colpaccio e del suo presente in Claris.
La vita privata
Cresciuto a Roma, Giuliano ha avuto la fortuna di viaggiare molto grazie al lavoro di sua madre: “Mia mamma era un’assistente di volo, quindi ho avuto la fortuna di poter viaggiare tanto rispetto a quella che potrebbe essere la media.” Questo gli ha dato un’ampia esposizione culturale fin da giovane, un vantaggio che ha portato con sé anche nella sua carriera professionale.
Carriera che lo ha portato dritto in California con tutta la famiglia: “Ci siamo spostati che avevamo una bimba che stava per fare due anni e mia moglie era al settimo mese di gravidanza del secondo.” Questa transizione non è stata semplice, ma ha scelto di vivere vicino all’ufficio per ottimizzare la logistica familiare, un passo che gli ha permesso di rispondere rapidamente alle esigenze della sua famiglia. “Ho preferito ottimizzare la prossimità all’ufficio così che non dovessi perdere troppo tempo in commuting,” spiega Giuliano.
La vita a Santa Clara Valley si è rivelata gratificante: “Il meteo è spaziale. Io arrivo in ufficio con 12 minuti di bicicletta,” dice con entusiasmo “Qua c’è accesso a tutto, addirittura ha aperto un Eataly non troppo lontano da qua, due anni fa, quindi sì, si sta molto bene”.
Nonostante la distanza dall’Italia, Giuliano si è adattato bene al suo nuovo ambiente: “Non abbiamo ancora avuto difficoltà di farci un giro di amicizie con cui ci vediamo regolarmente, ovviamente l’Italia ci manca per le persone che abbiamo lì, amici e famiglia.”
La storia di Stamplay
Non si può parlare con Giuliano senza ripercorrere la sua storia di startupper in Stamplay, fondata insieme a Nicola Mattina, noto imprenditore romano.

Un progetto che ha avuto un “percorso decisamente non lineare” – sottolinea lo stesso Giuliano – segnalando le varie difficoltà e i cambiamenti che la startup ha affrontato nel tempo. La visione iniziale di Stamplay era quella di diventare una “piattaforma di sviluppo più ampia”, ma con il tempo si è spostata su un focus più specifico: l’integrazione. “L’idea iniziale è stata di offrire un back-end of service con l’elemento differenziante rispetto agli altri delle integrazioni con l’API.” Questo cambiamento di direzione ha reso necessario un profondo rinnovamento del prodotto e della sua proposta di valore. “Gradualmente, ci siamo concentrati sempre di più su un aspetto specifico: permettere di sviluppare logica applicativa sopra i servizi di terza parte tramite API. Così ci siamo ritrovati a focalizzarci su un sistema di workflow, che consente di spostare dati ed eseguire logica senza dover scrivere tutto il codice per sostenere l’applicazione. Le integrazioni con l’API possono essere utilizzate con il workflow. Questo è stato il focus degli ultimi anni, che ci ha portato a dove siamo adesso.”
Pungolato da Giulio sulla profonda differenza tra l’applicativo originale e Claris Connect ammette che “la nostra UI era molto più colorful, playful. Un pochino di più, decisamente meno in linea con i toni del contesto in cui siamo adesso. E sì, faceva effetto sicuramente. È bello da vedere come evoluzione. Non ero così emotivamente attaccato alla vecchia UI e non mi sono risentito del cambiamento, tutt’altro. Ci mancherebbe, aggiungerei.”
L’acquisizione da parte di Apple
Nel 2019, dopo svariati premi e importanti traguardi raggiunti, arriva l’importante acquisizione di Stamplay da parte di Apple.
“Quando si è consolidata l’acquisizione, sono stato in un turbine di eventi tale che non è che avevo poi speso così tanto tempo a ragionare su cosa sarà, come sarà, nell’atto pratico. Senza dubbio la parte che mi ha sorpreso di più è la disciplina e l’attenzione su alcuni aspetti chiave di quella che parli di identità di Apple, che come Claris noi viviamo quotidianamente, quindi l’attenzione alla gestione dei dati, l’approccio ai termini legali di qualsiasi accordo, anche più il più semplice. Quindi da un lato c’è un overhead di processi su alcune cose che è andato molto al di là delle mie aspettative.”
Son finiti i tempi spensierati dello startupper d’arrembaggio insomma: “Con Stamplay, prima dell’acquisizione, avevamo realizzato una serie di connettori con un sacco di servizi di terza parte, ma nell’ordine del centinaio. Integrarti con questi servizi richiede che tu ti faccia un account in modo che tu possa avere accesso alle API, i test, le prove. E quando apri un account implica che tu stai accettando dei termini e delle condizioni di servizio che io nella mia startup life non ho neanche letto minimamente una volta. L’importante era collegare più servizi possibile e quindi nella mia assunzione naïve nel muovermi dentro Apple è stata entriamo dentro, abbiamo tutti questi connettori, li riusiamo.
Neanche per niente.
Ogni singolo connettore, anche banalmente nell’essere riattivato, cioè quindi il codice funzionante che già era lì, che nella mia passata vita finché funziona qualcuno può usare, buttalo fuori. E qua invece l’approccio era diametralmente opposto.”
Trovarsi a lavorare dentro Apple, una delle aziende più importanti del mondo ha anche “effetti collaterali”: “Il rischio che un’azienda come Apple si può prendere sul brand, su qualsiasi cosa, è sostanzialmente zero. Perché qualsiasi cosa fa Apple, anche spostare un bicchiere da qua a là, The Verge ci fa un articolo sopra. Va da sé che si prendono zero rischi e quindi anche solo prima di poterti aprire l’account, fatto magari con un’email aziendale, verso un qualsiasi servizio di terze parti, hai bisogno che l’area legale riveda termini e condizioni di servizio. Quindi da questo punto di vista sono arrivato con l’agilità della startup e l’approccio, se vuoi, un pochino strano di muoversi più velocemente e mi sono trovato stupito da questa macchina, se vuoi, in qualche modo anche burocratica, che mi aveva colpito. Però funziona”.
Nonostante l’apparente rigidità, Iacobelli sottolinea di aver trovato un buon livello di autonomia nel suo nuovo ruolo: “Sono rimasto sorpreso comunque per il livello di autonomia che almeno a me personalmente è stata data”. Inoltre, riconosce che, nonostante le strutture più rigide rispetto alla sua precedente esperienza, c’è ancora spazio per fare proposte e idee, mantenendo un certo grado di libertà creativa.
Il ruolo in Claris e Claris Connect
Giulio chiede quindi a Giuliano della sua vita professionale quotidiana: “Ma tu che fai? Cioè la mattina mi sveglio e faccio Claris Connect?” Giuliano si presta al gioco: “Faccio innanzitutto interviste, come puoi ben vedere da questa nostra conversazione. Mi sveglio la mattina e mi trovo a fare le interviste.”
“Il mio ruolo in questo momento è quello di capo della divisione di prodotto, quindi tutti i product manager di Claris sono parte del mio team. E il product management non è nient’altro che una funzione dentro l’azienda che si preoccupa di decidere come fare evolvere il prodotto e quali priorità devono essere date alle varie enhancements che vogliamo fare su tutta la piattaforma. Allo stesso tempo dobbiamo lavorare con il marketing per spiegare perché questa funzione, secondo noi, ha valore per un certo tipo di cliente, per risolvere un certo tipo di problema.”
Le sfide in Claris
La conversazione si sposta inevitabilmente su Claris e sulle sfide che ogni giorno il team di Giuliano si trova ad affrontare. “Come abbiamo accennato a Claris Engage, abbiamo fatto progressi sul licensing – anche se attraverso tanti avanti/indietro. Con il portafoglio di prodotti che si allarga, avere una politica di licensing così frammentata e con poca chiarezza su come si accede a cosa, era veramente una complessità necessaria, self-inflicted pain, in qualche modo.” Un’impresa che a noi può sembrare di facile risoluzione: “FileMaker era un’azienda che vendeva scatole al suo scaffale, quando era venduto nei negozi sostanzialmente. C’è una parte di quel DNA nei sistemi che è ancora là, quindi c’è una stratificazione di roba, per cui quello che da fuori può sembrare un cambiamento semplice, in realtà c’è una chain reaction dietro che, quando l’ho vista, mi ha preso un colpo. Però è quello che è, è un passetto alla volta, stiamo cercando di districarci in questo labirinto”.
Claris Connect
Non era obiettivo di questa intervista parlare dei prodotti, ma è inevitabile trovarsi a parlare delle soddisfazioni che si è tolto Giuliano su Claris Connect: “Finalmente c’è la possibilità di sviluppare connettori custom su Claris Connect, che è una cosa che volevamo fare già ai tempi di Stamplay. Non era una cosa facile, soprattutto perché una volta che metti fuori la maintenance di quel tipo di funzionalità, è costosa, perché se poi la gente inizia a costruirci là sopra, ogni volta vuoi fare un cambiamento, devi pure preoccupare di prevedere breaking changes, non è una cosa da poco. Ci son voluti solo 10 anni, però ci siamo arrivati” ride.

Marketing e competitor, una parentesi sulle sfide future
Giulio trova il tempo di lanciare anche una piccola provocazione “europea” a Giuliano: “Dal punto di vista di chiunque sia fuori dagli Stati Uniti, ci sembra che il marketing sia targhettizzato fra Anchorage e Long Island con qualche piccolo pezzo in Giappone… Ringrazio Dio che da quando è arrivato Brad Freitag FileMaker è diventato the problem’s solver problem solver… fino alla versione 16 non riuscivamo nemmeno a definire cosa fosse quando lo portavamo in giro!”
Ovviamente Giuliano non si occupa direttamente del marketing di Claris, ma comprende perfettamente il panorama europeo molto frammentato: “Sulle iniziative di marketing in assoluto ho meno visibilità diretta. Gran parte del team ovviamente è qui in America e quindi non mi sorprende che pensino in primis per il mercato a cui sono più vicini e anche il mercato che poi in quote percentuali è quello più grande. In Europa poi c’è Germania, Francia, Italia, UK, e ogni paese ha il suo… necessiterebbe del suo flavor, se vuoi. E quindi poi diventa un discorso di… the juice isn’t worth the squeeze, cioè, è tanto lavoro, ma quanto veramente riesce fuori? Torniamo al discorso di dover fare delle scelte in base a X numero di risorse, puoi fare X numero di cose.”
La sfida più importante è quella che ancora deve arrivare: “Abbiamo un partner che nessun altro ha su questo pianeta. Non è facile, non è per niente facile, perché la competizione è gente tipo Microsoft, Quindi sono tutt’altro che scemi. E soprattutto sono interamente B2B. Il nostro partner è prevalentemente consumer. Potentissimo, ma comunque noto come azienda consumer. Microsoft da quel punto di vista è molto forte. E ce ne sono altri sul mercato, ovviamente, però se devo pensare a una che mi preoccupa, tra virgolette, senza dubbio è quella. Hanno il vantaggio di avere già un piede dentro praticamente qualsiasi azienda che usa la Suite Office, che sono una quantità infinita, worldwide. Hanno una base molto molto più solida di quasi tutti gli altri da cui trarre vantaggio. Teams ha preso tanto mercato per quel motivo, non perché è meglio di Slack, ma perché lo includevano. Fa l’80% di quello che fa Slack, non è altrettanto figo. Ok, ma è il business, se alla fine il problema è risolverlo, te l’hanno regalato, usi quello”.